martedì 5 luglio 2016

Dreyfus, corruzione, e Università di Bologna



"Building rule of law and control of corurption is like staging a response to the Dreyfus affair. Some people are bound to lose from anticorruption; thus, exposing and targeting predators is essential for success". Alina Mungiu-Pippidi, The quest for good governance. Cambridge Univ. Press, 2015. P. 174.

Sto leggendo il libro di Alina, una collega rumena che lavora a Berlino. Mi piace e ho appena letto la frase che ho citato.

In questi giorni sto pensando abbastanza all'affare Dreyfus, e per la prima volta ho letto tutto il J'accuse...! di Émile Zola.

Vi è analogia con un altro "affare", che riguarda l'Università di Bologna: la nomina a Professore Emerito di Enrico Lorenzini, malgrado le accuse di plagio che a suo tempo ricevette (che lui nega, e che l'Università di Bologna non mi risulta abbia mai smentito; questa la lettera dell'allora Rettore, Prof. Roversi Monaco, pubblicata da l'Espresso).

Sulla vicenda si è avuta un'interpellanza al Senato (vedi qui; prima firmataria, la Senatrice Michela Montevecchi). E' interessante, e cita una lettera scritta da ex-studenti del Prof. Lorenzini, di cui ha parlato La Repubblica (articolo di Ilaria Venturi).

L'"Affare Lorenzini" ha qualche tratto in comune con il Dreyfus. Anche nel caso presente, si tratta di "mettere in piedi una risposta", in condizioni difficili, perché gli interessi individuali si contrappongono al bene comune.

Da oltre un mese sto chiedendo al nostro Rettore, il Prof. Francesco Ubertini, di chiarire: o quel che scrisse Roversi-Monaco non è vero, e in quel caso si dovrà chiedere scusa a Lorenzini per le ingiurie che ha ricevuto, oppure è vero, e allora si dovrà chiedere al Ministro di revocare il titolo. Tertium non datur.

Sino ad oggi, Ubertini è stato muto come un pesce, e ancora non è dato sapere che tipo di porcata abbiamo commesso: insultare un innocente, o premiare un colpevole. E siccome quando si parla di porcate sorge il dubbio che vi siano dei responsabili, ecco una difficoltà: come scrive la Mungiu-Pippidi, "alcune persone sono destinate a perderci". Tacendo, forse Ubertini crede di non far perdere nulla a nessuno - oltre all'istituzione i cui interessi dovrebbe rappresentare.

Ma ci arriveremo.

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