venerdì 14 agosto 2015

Siria

Una barca da pesca trascina il gommone verso il porticiolo dell'isola, tra le barche a vela e qualche yacht. E' un gommone lungo, una striscia nera coperta da un brulichio di punti arancioni, che si agitano, e gridano di gioia, immagino, nel vedere le bandiere greche quasi ferme nella calma del mattino presto, e le case del minuscolo borgo dipinte con gli stessi colori.

Alcuni ragazzi si tuffano in acqua e terminano il lungo viaggio a nuoto, placidamente, mentre il guardiacosta, un ragazzo atletico, fischia e urla, indicando il punto preciso dove il gommone secondo lui dovrebbe attraccare. Ma, ormai priva di guida, la barca si arena poco distante. I siriani scendono, i giubbotti arancioni si impilano e si aggiungono ai tanti altri di queste settimane, e il guardiacoste forma una fila che si dirige verso la banchina in cemento: il posto di polizia è già affollato da chi è arrivato il giorno prima e durante la notte.

Il traghetto arriva poche ore dopo. I profughi sono in piedi tutti da una parte, dove ha detto il guardiacoste. Sono più di cento, ciascuno con uno zainetto sulle spalle e nient'altro: è evidente che prima di partire sanno già quali sono le regole del viaggio.

Sul ponte del piccolo traghetto sono in troppi per poter restare in disparte dai viaggiatori normali. Mi siedo di fronte a una giovane coppia, con un bambino che non avrà cinque anni, la moglie con un bel viso e un fazzoletto in testa. Con poche parole, e molti gesti, mi dicono che sono di Damasco, che là sparano, "pum-pum-pum", fa il marito, con la mano a forma di pistola, e che, col bambino, che cosa potevano fare. Mi offrono dei biscotti che han comprato nel negozietto al porto, il marito insiste, io rifiuto. Penso all'ironia della situazione, e che se chiunque in mezzo a una guerra insensata cercherebbe si scappare, non tutti penserebbero di offrire qualcosa a un turista incontrato sul ponte di un traghetto.

In Siria sono perite nell'ordine delle 300 mila persone, o l'1,5% della popolazione. Per un confronto, durante l'intera seconda guerra mondiale fu ucciso circa l'1% della popolazione italiana.

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