domenica 7 giugno 2015

Fab and I



E' anche grazie a Fab se vado in montagna. Durante il primo anno di dottorato lo caricavo sulla trash mobile, una Honda Accord dell''81, e insieme si esplorava. Tihuana e altri ritagli di Baja, il deserto di Anza Borrego e le montagne parallele alla costa. Lungo i sentieri vicini all'osservatorio di Mount Palomar, sopra San Diego, Fabrizio correva agilissimo, e io arrancavo.

Ieri mattina ci siamo incontrati alla stazione di Pracchia. Lui veniva da Firenze.



Io da Bologna. A Porretta Terme si cambia il treno.



Una breve sosta, ma abbastanza per due passi nel mercatino del piazzale della stazione.



E per conoscere questa bestia.



Si scruta la mappa. Da vero democratico, l'ho lasciato parlare. Una alla volta gli ho cassato tutte le proposte, poi ho lasciato cadere le idee abbozzate, e infine siamo andati esattamente dove volevo io.



Come inizio, mille metri di salita sino al rifugio del Montanaro. Da lì si vede la pianura toscana. La', in mezzo alla foschia, c'è Pistoia.



Un lungo tragitto attraverso la foresta di Mandromini ci ha condotti a Case Selvori. E' un luogo abbandonato dove già due volte ho passato la notte. Mi piace molto.



Siamo risaliti per un sentiero non segnato, selvaggio e molto bello. La foresta fitta ci separava dal crinale. Vi sono altre tracce da esplorare, quella foresta non è inespugnabile.



Poco prima di arrivare al Passo dei Tre termini abbiamo visto questa bestie.



Dal crinale, siamo rimasti abbagliati. Il rifugio Duca degli Abruzzi è ai piedi del cono perfetto del Cupolino.



Dei ragazzi fiorentini avevano portato sulle spalle parabola e proiettore per vedere la finale di non so quale competizione sportiva. Ho fortemente disapprovato. Ho imposto il volume a zero.



Il lago Scaffaiolo, questa mattina.



Giusto per dimostrare che le foto che vedete non le ho prese con gugol.



Siamo saliti in cima al Corno alle Scale. E abbiamo visto e percorso crinali che voi umani, eccetera.



Infine siamo scesi nella valle dell'Orsigna.



Abbiamo incontrato un totem.



Quindi, ho esternalizzato e posto al mio fianco l'io totemico che è in me.



Al ritorno, ho obbligato Fab a correre alcuni chilometri d'asfalto, sino a Pracchia. Una tortura. Una vendetta servita fredda: erano vent'anni che non andavo in montagna con Fabrizio. E questo è il tragitto che abbiamo percorso, parlando di tante cose, così tante che non vale la pena riportarle, ma che aggiungo nei ricordi ai cappuccini bevuti insieme a La Jolla, al Grove Café, a parlare quasi invariabilmente di massimi sistemi o, alla peggio, di sistemi medi.






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