lunedì 25 agosto 2008

Por los cerros de Úbeda

kljds

Ieri, tardo pomeriggio, sul tetto davanti alla piscinetta, Manolo mi annuncia che questa mattina si sarebbe alzato per guardare la partita.


Durante la partita io ho iniziato l'assalto agli ultimi capitoli. Pare che la Spagna abbia giocato benissimo, e che l'argento nella pallacanestro contro gli Stati Uniti sia valso un oro.


Tanto per puntualizzare, almeno nel medagliere la Spagna non ha sorpassato l'Italia.


Sempre in riva alla piscina, poche ore orsono sono giunto alla pagina 1099, e ultima, del Don Quijote.


Ognuno delle grandi opere trova una sua chiave di lettura. Io ho la tendenza a soffermarmi su aspetti secondari: mi sono piaciuti i proverbi di Sancho Panza, e mi pare sensato giuntarli insieme per avere un effetto straniante. Per esempio, ecco il mio riassunto del libro:


"A menudo el relato se va por lo cerros de Úbeda, pero sin nunca bajarse de su burro que, si lo tienes hoy, es más que yegua mañana."


La data sotto alla foto dichiara che il satellite è passato il 16 agosto 2007. All'incirca alle 17, a giudicare dalla direzione dell'ombra. L'asciugamano in riva quasi sicuramente era il mio, con al capezzale i brandelli de Il País.


Il figlio di Manolo e ha due anni e mezzo e si chiama Dani. Gli ho detto che io sono il Tiburón Italico, per via che vado avanti e indietro lungo la diagonale nella piscina (per sfuttare il teorema di Pitagora), che è lunga 5 metri, a blocchi di 40 vasche alla volta. Poi ancoro i piedi alla scaletta e avanti per altri 250 metri, tipo tapis roulant. Lui non vuole giocare con me.


Sto divagando, e dovrei trattenermi, perchè por lo cerros de Úbeda è in programma di andarci giovedì, con Massimo, non ora.

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